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Cenni storici

Le prime notizie fanno risalire l’origine di Flaibano alla centuriazione romana con la distribuzione delle terre in appezzamenti che presero il nome di “predil”.

In questi luoghi la proprietà di tali appezzamenti era della famiglia  romana Flavi ;

il nome dei proprietari determinò il nome che si diede agli appezzamenti  che vennero denominati   ” Prauedium  Flavianus”; da qui il nome romano “Flavianus”  del primo nucleo abitato  che con il tempo si è trasformato in Flaibano.

Anche la sua distribuzione interna è tipica dei paesi di origine “romana” con la sua grande piazza ellittica al centro, le  quattro vie principali che vi confluiscono, la viabilità a “cerchi” sviluppata in giro.

La storia economica di Flaibano, fra otto e novecento, è caratterizzata dalla presenza autorevole dell’ingegnere Enrico de Rosmini, liberale positivista, fautore di progresso e come tale impegnato su dati sperimentali ad offrire la sua competenza per migliorare le sorti economiche di un Friuli che ancora muoveva passi timidi verso il suo sviluppo agricolo.

 

E’, ad esempio, la stessa Banca di Udine, che nel 1873 assegna all’ingegnere de Rosmini l’incarico di un viaggio in estremo oriente, per acquistare semente di bachi.

Così conosciamo i suoi interventi giuridico-amministrativi circa la collocazione sulle strade carrozzabili dei tramways a vapore.

 

Ad ogni modo, l’interesse costante che l’ingegnere Enrico de Rosmini diede al Friuli e alla sua Flaibano è senza dubbio quello legato alla realizzazione del canale Ledra-Tagliamento, che studiò con il supporto di dati, tabelle e considerazioni precise e accurate.

Sul canale secondario Giavons, che attraversa la campagna Flaibanese, i de Rosmini si premurarono di costruire opifici di loro proprietà (il mulino).

 

Uno degli ultimi progetti per cui si batté Enrico de Rosmini fu la costruenda ferrovia Precenicco-Gemona del Friuli, che avrebbe dovuto servire anche Flaibano, la cui stazione sarebbe dovuta sorgere presso la località San Giovanni di Sottoselva, di fronte alla chiesetta omonima.

Di questa linea ferroviaria si parlò diffusamente anche dopo la prima guerra mondiale, ma non se ne fece nulla a causa delle difficoltà politico economiche post-belliche.

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